07 Jan
Goldrake è tornato, ma anche no!

07 Gennaio 2025

La befana del 2025 doveva segnare il grande ritorno di Goldrake sul piccolo schermo, evento da decenni auspicato da tutti i nostalgici come noi, la Generazione Z. Che amara delusione...

Era il lontano 1975 e dai pennarelli di Gō Nagai nasceva "UFO Robo Gurendaizā" (Goldrake). Apparve sul nostro canale Rai 2, alle 19.00 del 4 aprile 1978 con il nome di "Atlas Ufo Robot". L'annuncio indimenticabile della bellissima Maria Giovanna Elmi fu il preludio di un fenomeno di massa che avrebbe cambiato le vite di noi bambini. Per i genitori fu un trauma, un comitato di Imola scrisse una lettera di protesta alla Rai e ci fu perfino un'interpellanza parlamentare con cui si chiedeva di valutare la pericolosità dei contenuti della serie tv. Alcune mamme approdarono alla nota trasmissione "L'altra campana" condotta da Enzo Tortora denunciando il condizionamento dei bambini da parte di questi nuovi "anime", rei di incitarli alla violenza. Dall'editoria si levò a difendere il robottone solo Gianni Rodari con un articolo su "Rinascita" dal titolo "Dalla parte di Goldrake", il solo a capire che avevamo di fronte un eroe moderno, ma per noi piccoli era molto, molto di più. Per la prima volta prendemmo a guardare il cielo ponendoci domande ancor oggi attuali: c'è vita nello spazio? Esistono gli alieni? Sono pericolosi? Siamo soli nell'universo? L'impatto di Goldrake su di noi fu devastante grazie ad un doppiaggio superbo e ad una sigla che balzò in vetta alla classifica delle vendite, un disco ancor oggi riproposto nelle discoteche vintage. Goldrake fu la rivincita dei deboli, degli emarginati, un vero fenomeno sociale. Il doppiatore di Actarus, il protagonista, era Romano Malaspina, un talentuoso attore che sognava i grandi palcoscenici teatrali ma i funzionari Rai, nel bel mezzo di una bagarre politica, lo relegarono ai margini della produzione del doppiaggio, costretto a far parlare quei "cartonetti giapponesi" acquistati a basso costo dalla Francia, e lui li fece parlare, anzi, li fece urlare con tutta la sua passione. Non fu da meno la sigla, incisa su etichetta Cetra, oltre il milione e mezzo di copie vendute, cantata e composta dagli "Actarus"...vi siete mai chiesti chi erano? Una band diretta da Vince Tempera, il grande direttore d'orchestra dei migliori Sanremo prestato anche alle tastiere e ai sintetizzatori, poi Massimo Luca alle chitarre, che fu impiegato a supporto di Mina per la sua bravura, Ares Tavolazzi degli Area e poi dei PFM e Julius Farmer ai bassi, a supporto quest'ultimo di grandi jazzisti come Sergio Caputo, Ellade Bandini talento alla batteria anche per la Carrà e Renè Mantegna alle percussioni per diversi cantanti di spicco, insomma artisti di primo livello. Le voci soliste erano quelle di Fabio Concato, Alberto Tadini (la voce predominante), Dominique Regazzoni e di Giampiero Scussel (poi direttore della Fonit Cetra), tutti diretti da Paola Orlandi. La bellissima sigla finale, "Shooting star" venne invece cantata da Albert Douglas Meakin. Da non dimenticare che a scrivere il testo fu Luigi Albertelli, uno che fece trionfare a Sanremo '69 Bobby Solo e Iva Zanicchi.

Ieri è stata trasmessa, sempre su Rai 2, la nuova serie "Goldrake U" ("Gurendaizā U") prodotta dallo studio Gaina, milioni di bambini cinquantenni come noi, accanto ai loro figli e nipoti si sono incollati allo schermo per riprovare quelle stesse emozioni ma la delusione è stata tanta. Una sofisticata grafica computeristica ad alta definizione ha preso il posto alle animazioni, poco male, un restyling non guastava. Un accenno alla vecchia ed amatissima sigla insieme all'annuncio storico di Nicoletta Orsomando ha fatto sperare ma è stato un attimo. Improvvisamente è iniziata una serie allargata ed allungata della genesi di Actarus, un protagonista ora irriconoscibile, più giovane, completamente diverso nei lineamenti, privo di impeto anzi, ora gareggia in moto e suonicchia pure la chitarra. Koji Kabuto, lo storico pilota di Mazinga Z ora è impersonato da Alcor, l'amico fidato di Actarus che in origine guidava un normale disco volante. I suoni, gli effetti speciali e le musiche che avevano segnato i nostri ricordi più dolci, svaniti. Tutti i personaggi, esclusi i costumi, sono irriconoscibili, mostri prima indistruttibili, ora vengono spazzati via in un sol colpo. E pensare che proprio l'apporto degli artisti italiani l'avevano reso un capolavoro unico, ed ora, di loro, non c'è più traccia. Nonostante gli altisonanti dati d'ascolto, non crediamo possa ripetersi il fenomeno di massa che fu del passato, sembra una battuta ma questa è una serie decisamente priva della sua "anima". Chissà cosa ne pensa Gō Nagai? L'impressione è che si è aspettato troppo, e chi in Italia poteva far rivivere Goldrake veramente, ora è troppo vecchio o...assente...

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